Il si...no...così-colà degli esami di riparazione Società
Riconosciuto da tutti gli
schieramenti politici che la scuola italiana, gravemente ammalata, ha
bisogno di cure radicali e non di semplici analgesici, nel corso
degli ultimi decenni tanti sono stati i ministri della Pubblica
Istruzione che si sono cimentati in piccole e grandi riforme. Molto
spesso, però, con enorme sperpero di tempo prezioso e danaro,
ciò che l'uno aveva avviato l'altro ha prontamente
cancellato.
Con l'entusiasmo del
neofita, anche il ministro Fioroni era partito arma in resta e,
riconoscendo che uno dei mali della scuola italiana è dovuto
all'abolizione degli esami di riparazione e all'istituzione dei
debiti formativi con relativi corsi di recupero, poco dopo il suo
insediamento in viale Trastevere aveva annunciato di esser pronto a
porre rimedio ad una situazione divenuta insostenibile. Già
da quest'anno nelle superiori si tornerà agli esami di
riparazione a settembre! lo sentimmo solennemente dichiarare in
una trasmissione televisiva.
Che gli esami di
riparazione vanno ripristinati è opinione condivisa sia dalla
sinistra che dalla destra italiana. Tant'è che domenica 20
gennaio, ospite di Fabio Fazio, l'onorevole Ferdinando Casini, tra
le riforme impellenti per salvare la credibilità della nostra
nazione ha espressamente parlato di scuola, meritocrazia ed esami di
riparazione.
Che l'inferno sia
lastricato di buone intenzioni è noto. Altrettanto noto è
che il coraggio è di pochi. E i politici, specie negli ultimi
tempi, di coraggio non ne hanno affatto dimostrato. Essi si sono
guardati bene dall'audere, di illuministica memoria, per non rompere con
la piazza.
A far recedere il buon
Fioroni dal suo nobile proposito è stato sufficiente qualche
sparuto corteo di protesta. Ed ecco il pasticciaccio dopo una lunga
serie di ripensamenti e circolari esplicative. In caso di
insufficienze sospensione del giudizio a giugno, corsi di
recupero estivi, verifiche e integrazione dello scrutinio finale
prima dell'apertura dell'anno scolastico:
per chi, anche allo
scrutinio finale, riportasse insufficienze, il Consiglio di classe
valuterà la possibilità di un ultimo appello e
nell'albo dell'istituto verrà riportata l'indicazione
‘sospensione del giudizio'. Si predisporranno altri corsi e
attività da realizzare nel corso dell'estate. Le verifiche
finali, che si dovranno svolgere entro l'inizio delle lezioni
dell'anno scolastico successivo, dovranno tener conto dei risultati
conseguiti anche nelle altre fasi del percorso di recupero. Il
Consiglio di classe, quindi, delibera l'integrazione dello
Scrutinio finale, sulla base di una valutazione complessiva dello
studente, che si risolverà in ammissione o non ammissione alla
classe successiva (Ord. Min. n°
92/2007).
Nulla di diverso dagli
esami di riparazione del passato, si dirà. Va ringraziato lo
Stato che, magnanimo, si farà carico dei costi del recupero
estivo dei nostri figli.
Semplice a dirsi ma la
differenza è abissale: una cosa è pagare un docente che
per gran parte delle vacanze estive si prenda cura del recupero
individuale di un alunno, altra cosa è affidarlo a un docente
incaricato di svolgere attività di recupero nei confronti di
alunni provenienti da classi diverse e con carenze non omegenee anche se questi si
raccorda con i docenti della disciplina degli alunni del gruppo
affidatogli al fine di orientare contenuti e metodi dell'attività
di recupero agli specifici bisogni formativi di ciascun alunno.
Il tutto in solo 15 ore di insegnamento (minimo stabilito che
senz'altro non sarà superato per scarsezza di fondi).
Complessivamente sette-otto lezioni di due ore per recuperare carenze
accumulate in uno o più anni da una decina di alunni
provenienti da classi diverse, con docenti diversi e, quindi,
metodologie diverse.
Un grosso problema per i
capi d'istituto sarà trovare lo spazio temporale nel quale
tenere i corsi e i docenti disponibili ad immolarsi per onore della
patria o a svendersi per una manciata di euro.
Ipotizzato il termine
degli esami di stato intorno al 10 luglio, dovendo capi di istituto e
docenti godere dei trenta giorni di congedo estivo, come sarà
possibile, ci chiediamo, tenere i corsi, predisporre il calendario
delle verifiche e riunire nuovamente i consigli di classe prima
dell'inizio del nuovo anno scolastico.
In giro se ne sentono
delle belle. Con l'arte dell'arrangiarsi, nella quale noi
italiani siamo maestri, c'è chi ha pensato di svolgere i
corsi in due fasi: le prime sei-sette ore di insegnamento a fine
giugno e le restanti dopo il ferragosto. Un'idea brillante che non
merita commenti. La serietà imporrebbe di escludere giugno e
la prima metà di luglio, periodo in cui la quasi totalità
degli insegnanti è impegnata negli esami di stato.
Il pronto rimedio lo ha
trovato il buon Fioroni che, dopo aver modificato le date, (verifiche
non più prima dell'inizio dell'anno scolastico - 1°
settembre - ma prima dell'inizio delle lezioni - intorno al 20
settembre -), ha disposto che per l'organizzazione dei corsi è
possibile ricorrere a docenti esterni e/o
a soggetti esterni, con l'esclusione di Enti ‘profit',
individuati secondo i criteri di qualità deliberati dal
collegio dei docenti ed approvati dal consiglio d'istituto.
Il commento lo lasciamo al
lettore. Come ciliegina sulla torta aggiungiamo solo che il buon
Fioroni, perspicace ed attento, poiché a formulare il giudizio
finale deve essere il vecchio consiglio di classe, ha predisposto che
ai componenti il consiglio di classe
eventualmente trasferiti in altra sede scolastica o collocati in
altra posizione o posti in quiescenza, è assicurato il
rimborso delle spese.
Non sappiamo se i
ragionieri dello stato hanno potuto fare qualche calcolo in merito.
Possibile conoscere per tempo il numero dei pensionati, ma quanti
saranno i docenti trasferiti e quelli che l'anno precedente hanno
avuto un incarico o una supplenza annuale?
Uno sperpero di miliardi
che allevierà minimamente la fame di docenti e supplenti
disposti a raccogliere anche le briciole che cadano dai tavoli dei
lauti banchetti dei nostri politici, ma che, ne siamo certi, non
colmerà le lacune anche di un solo alunno.
GIUSEPPE DI PIETRO