Indirizzare il turista Società

Che cosa deve fare Benevento per incrementare il turismo?

La domanda richiede una risposta urgente, non solo perché gira da decenni senza che nulla di concreto sia stato articolato, ma perché potrebbe essere il momento giusto per affrontare seriamente la questione. Non posso ripetere ciò che da anni vado scrivendo, né posso fare un trattato sociologico per dire quanto è importante il turismo oggi e quanto sia legato alla attrazione culturale sempre più riscontrabile nel modo di vivere dei paesi sviluppati.

Mi permetto di proporre degli “appunti”, nella speranza che “incuriosiscano” chi deve mettere mano a veri progetti.

Il turista è uno che arriva con aereo-treno-bus ma che, sul posto, gira a piedi. Quindi ha bisogno di mappe e di indicazioni.

A Benevento esistono le tabelle ad uso degli automobilisti. Non esistono tabelle per pedoni. Non sono tali le targhe della toponomastica. Servono indicazioni con tanto di freccette. A Venezia, città di soli pedoni ci sono, per l'appunto, le indicazioni per andare a San Marco, a Rialto, alla stazione di Santa Lucia. Si potrebbero realizzare in ceramica dai sobri caratteri, ma è evidente che devono essere coerenti strumenti di un “progetto”. Si tratta, cioè, di individuare delle mète e di tessere dei percorsi logici. Si potrebbero immaginare targhe di diverso sfondo colorato a seconda della tipologia della destinazione: diversi per la città romana, per la città longobarda, per la città pontificia; e diversi ancora per i siti e i monumenti della storia religiosa e di quelli della storia politica.

Tabelle indicatrici dovrebbero segnalare anche i tempi di percorrenza di un itinerario che porti ad una determinata mèta.

E' necessario censire tutti gli obiettivi verso cui indirizzare un visitatore non frettoloso. Si dovrà studiare, poi, da un punto all'altro di questa “mappa turistica” un “itinerario” esso stesso stimolante che produca la conoscenza di particolari, per così dire, “minori” ma che, nel caso di Benevento non sono da sottovalutare solo perché confrontabili con cose straordinarie e, in molti casi, uniche. Una targhetta sotto uno dei tanti “mamozzi” può indicare che proviene da edifici di epoca romana anche se è oggi incastonato in manufatti di epoche successive. Anche (e, forse, soprattutto) questo è ipico di Benevento: una commistione di testimonianze, di ricordi, di memorie della storia dell'umanità. Lungo gli itinerari (ecco perché devono essere “intelligenti”) ci dovranno essere anche “taverne e botteghe”, così come presso i punti di arrivo si deve poter disporre di negozietti per l'acquisto di ricordini e cianfrusaglie varie.

Pescando anche nella innumerevole rubrica dei fondi europei, si potrebbero trovare risorse per compensare il personale qualificato che deve “tenere aperti” i siti chiusi: a cominciare dalle chiese, per finire ai musei, alle biblioteche e ai centri di raccolte anche private di “beni notevoli”. Solo così si potrà pretendere che questi luoghi siano aperti quando il turista è in giro e, allo stesso tempo, siano mantenuti in condizioni di dignitose pulizia e sicurezza.

Una città che vuol vivere di turismo deve, poi, darsi un calendario di “eventi” ricorrenti, affinché i tour operator possano fornire alle rispettive clientele quante più informazioni interessanti. Questo comporta che chiunque sia l'organizzatore (una parrocchia, il comune, la provincia, un privato) debba assicurare lo svolgimento dell'evento in calendario. Non solo. Ma gli eventi devono essere cadenzati secondo le stagioni, per corrispondere al normale andamento dei flussi turistici, ma anche per indurre a valorizzare i periodi di bassa stagione. Definire da un anno all'altro le date di Città Spettacolo e quelle della rievocazione storica dei Longobardi, riprendere le estati degli spettacoli (lirica, teatro classico, musica) al Teatro Romano e assicurare durante l'inverno il funzionamento di (almeno) teatro comunale e teatro di palazzo De Simone potrebbe consentire ai tour operator di offrire un soggiorno meno “mordi e fuggi” (per esempio)alle comitive che si recano a Pietrelcina per onorare San Pio. Offrire a questa speciale categoria una Cavalleria Rusticana o un Barbiere di Siviglia (o Le Quattro Stagioni nella chiesa di San Domenico) significa fargli pagare anche un pernottamento (a Benevento o a Pietrelcina poco importa). La messa in calendario consente agli albergatori e ai ristoratori di organizzarsi per tempo con quantità e qualità.

Qualcuno dovrà pur cominciare a “vendere” Benevento anche come comodo (tranquillo ed economico) punto base (anche questa è logistica) per allungarsi verso Pompei e il Vesuvio (o la stessa Napoli) già abbondantemente conosciuti nel mondo. Ma per visitare una città romana in tanti hanno dovuto riconoscere che Altilia (o Sepino che dir si voglia), a 35 chilometri da Benevento, è altrettanto valida.

Lo Statuto del 1991 prevede, tra gli “strumenti fondamentali di partecipazione”, che il Comune di Benevento debba dotarsi di una “Conferenza degli Enti e degli Operatori Culturali... per valorizzare e tutelare le risorse e i beni culturali della città, potenziare gli studi di storia locale e per il coordinamento degli interventi nel settore delle attività culturali in generale”.

Si può cominciare da qui?

MARIO PEDICINI

mariopedicini@alice.it

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