Una giornata al Salone del Libro di Torino Cultura

Sabato di maggio, la pioggia a Torino è cessata, è gradevole andare a vedere cosa succede al Salone del Libro 2015. Il sole splende sul Lingotto Fiere e dal primo momento in cui siamo nello spiazzo e poi varchiamo la porta degli accrediti stampa, una fiumana incontenibile di gente che girovaga tra gli stand e le sale delle conferenze non ci abbandonerà mai.

In contemporanea, ogni ora, dalla mattina fino alle ore 20, le conferenze presso le varie sale: Sala Rossa, Sala Gialla, Sala Azzurra, Sala Workshop, Auditorium Agnelli…

Mi aggiro cercando di cogliere il meglio da ogni evento che riesco a seguire. Inizio con Lucia Annibali, la giovane avvocatessa cui un fidanzato possessivo ha sfigurato il viso con l’acido. Autrice del libro “Io ci sono”, la giovane donna è per tutti un esempio di coraggio civile e di forza morale unica. Anche nel racconto del dramma da lei vissuto, scorre l’ironia che caratterizza la sua indole.

Sala Rossa, si cambia registro. Si parla di beni culturali con il libro di Tommaso Montanari, Privati del patrimonio, edito da Einaudi. Prestigioso il parterre, composto dal giornalista del Corriere della Sera Sergio Rizzo, dall’ex ministro per i Beni Culturali, Massimo Bray, dalla presidente della Fondazione Museo Egizio, Evelina Christellen, e dalla giornalista di Repubblica, Sara Strippoli, moderatrice dell’incontro.

Il privato può essere sussidiario allo Stato, ma non può prenderne il posto”, spiega Montanari, che però ricorda che i soldi che ci sono dobbiamo imparare a spenderli bene. “Da sempre la cultura costa, ma crea cultura”, sottolinea l’autore. Critico Bray sui tagli agli enti statali, quindi a scuola e cultura, mentre Evelina Christillin, che ricorda che deve la sua carriera, l’ottenimento di una cattedra di Storia Moderna all’Università e tutti gli incarichi che ha ricoperto nella vita “alle sue origini non proprio proletarie”, si è quasi scusata: “Io a questo tavolo rappresento il 'mostro' del privato, ma ho letto con attenzione il libro di Montanari. Penso che la convivenza sia possibile ma bisogna avere la buona educazione perché questo possa accadere. I direttori dei musei americani lo sanno: i musei non hanno la missione di creare profitto, ma creano cultura, informazione, conoscenza. Dobbiamo raccogliere le competenze più diverse e metterci in testa che senza ricerca non si va da nessuna parte”.

La Christellen ha ricordato all’uditorio che lo straordinario successo del rinnovato Museo Egizio è che, dopo un decennio di fermo, al suo interno è ripartita la ricerca, il personale è altamente specializzato e l’attuale direttore è stato scelto per merito in base ad una selezione europea, che ha individuato il candidato adatto tra un centinaio di curricula provenienti da tutto il continente.

Il giornalista Sergio Rizzo ha parlato di alcuni sprechi all’italiana: il comune di Roma che ha affittato il Circo Massimo ad una cifra astronomica per ospitare il concerto dei Rolling Stones, che gli ha fruttato solo settemila euro. I 42 milioni di euro spesi annualmente per mantenere le case destinate ai meno abbienti, quando si riescono a tirare fuori i 12 milioni di euro necessari per restaurare la tomba di Augusto, chiusa da sette anni. I milioni di euro spesi da Silvio Berlusconi per creare “Milano 3” e nemmeno un euro per un palazzo di immenso valore storico.

Poi ho avuto modo di seguire parte dell’intervista del filosofo Umberto Galimberti a padre Enzo Bianchi, che discetta sull’amore. Quasi tutti occupati gli oltre duemila posti a sedere.

Il tema universale dell’amore fa dire a Galimberti: “Tutti possiamo fare a meno della ragione, tutti possiamo fare a meno della fede, nessuno può fare a meno dell’amore”. Inconfondibile la voce roca del priore di Bose, che sottolinea l’importanza dello sguardo nell’approssimarsi all’altro: “Immaginate come può venire su un bambino che non è mai stato guardato da nessuno”. E poi sciorina una serie di parabole, raccontate a modo suo: “La parabola del buon samaritano racconta l’importanza dell’amore verso il prossimo. Ma poteva finire anche in modo diverso… Quando non abbiamo nulla da dare all’altro, possiamo però dargli la nostra presenza. Allora, invece di raccontarci che il buon samaritano dà al povero il suo mantello e lo porta all’albergo, poteva anche finire con la morte del povero, e con la presenza fisica del samaritano, che gli tiene la mano. Per un povero e per un ammalato l’esperienza più grande è quella di essere toccato. Oppure la parabola del figliol prodigo. Quello che è rimasto col padre è un minchione che non ha avuto il coraggio di vivere, mentre il figliol prodigo ha sperperato tutto, ma ha avuto il coraggio di vivere e di seguire quello che veramente gli piaceva”.

Sold out per Roberto Saviano, ed una lunga coda fuori della Sala Gialla per sentire, da un piccolo schermo piazzato al suo esterno, quello che il giovane autore di “Gomorra” è venuto a dire.

Me ne vado via da questa movimentata giornata portando con me due ricordi del Salone del Libro Edizione 2015: un libro di Adriano Olivetti, uno dei maggiori imprenditori del Novecento, ed un cd musicale di una piccola casa editrice di Murazzano, in Alta Langa, Piemonte. Lo ascolterò all’indomani a casa. E porto con me l’impressione, credo piuttosto fondata, di un Paese pieno di talenti e risorse, che sa combattere e reinventarsi, nonostante tutto.

LUCIA GANGALE

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