Undicimila disoccupati Economia

È vero, come scrive il filosofo Umberto Galimberti, che in una società sempre più tecnologica “paradossalmente quello che è sempre stato il sogno più antico dell’uomo, la liberazione dal lavoro, si sta trasformando in un incubo”: lo confermano gli ultimi dati sull’occupazione, che vedono il Sannio alle prese con un mercato del lavoro segnato dalla crisi economica, quarta provincia in Italia per incremento della cassa integrazione nel periodo dicembre 2010 – gennaio 2011 (+ 183%). Le quasi 600mila ore di cassa integrazione erogate sono solo uno degli indicatori del malessere dell’economia beneventana, insieme al calo delle imprese attive e alla crescita dell’inflazione. E i 3.500 lavoratori sanniti che si aggrappano agli ammortizzatori sociali, il 5,5% degli occupati, finiscono inevitabilmente per pesare su un sistema di welfare già minacciato dai tagli.

La vera spada di Damocle sul futuro di un territorio “a rischio desertificazione” – così l’ha definito il segretario provinciale della Uil in un recente intervento – sono però le 11mila persone in cerca di occupazione, l’equivalente in termini demografici di un Comune come Sant’Agata de’ Goti. Ne soffrono soprattutto le fasce più giovani: il tasso di attività dei residenti tra i 15 e i 24 anni si ferma infatti al 19,5%, contro il 20,9% della media regionale (solo la Calabria mostra un dato peggiore), con un picco negativo tra le donne (13,1%). Non va meglio per i giovani tra i 25 e i 34 anni: solo 57 su 100 hanno un impiego regolare. E se nella vicina Avellino la percentuale arriva al 67%, nelle province delle Marche e dell’Umbria si raggiunge il tetto dell’80%. Quella sannita si caratterizza pertanto come una popolazione inattiva soprattutto nelle fasce giovani, a dimostrazione di un difficile inserimento nel mondo del lavoro. Certo, vi è tra questi una percentuale di studenti, ma quanti invece si ritirano dal mercato del lavoro? E quanti fanno del percorso universitario una “zona cuscinetto” per aggirare il problema occupazione?

Ne consegue, secondo le rilevazioni Istat, un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 31%, contro una media nazionale del 29%. Un tasso che, nonostante in regione sia il più basso dopo Avellino, una volta confrontato con quello delle province venete (6%) rende l’idea di un forte scollamento tra popolazione giovanile e mercato del lavoro. Se si considera invece l’intera popolazione in età lavorativa, il dato si stempera ma resta comunque allarmante, con un tasso di disoccupazione dell’11,1%: resta da capire se, per qualcuno, la mancanza di lavoro sia veramente un “incubo” oppure, più semplicemente, un destino ingrato da accettare.

PIERLUIGI DE ROSA