Wikipedia a 15 anni è già vecchia. Resistono le enciclopedia di una volta Società

A gennaio dell’anno prossimo, Wikipedia, la più celebre enciclopedia online, il cui nome deriva dalla fusione della parola hawaiana wiki (veloce), con il suffisso greco-pedia, compirà 15 anni. Sarà però un compleanno piuttosto amaro: seppure sia ancora nella top ten dei siti internet più visitati al mondo (ma non più sul podio come fino ad alcuni anni fa), questa fonte del sapere democratico sorta nel 2001 ha infatti perso dall’inizio del 2015 qualcosa come 300 milioni di visitatori, una cifra pari all’incirca al numero degli abitanti degli Stati Uniti, paese in cui Wikipedia è nata.

Il numero di visitatori è fondamentale per un sito che non è a pagamento e che vive grazie agli aggiornamenti continui dei suoi utenti. Ma quali sono i motivi di questa crisi? Innanzitutto bisogna dire che Wikipedia opera in un regime non concorrenziale: non esistono infatti altre enciclopedie gratuite in rete. Le più blasonate, quali l’Enciclopedia Britannica o la nostrana Treccani, offrono infatti servizi di consultazione a pagamento, o a coloro che ne acquistano le versioni cartacee. E l’unico precedente, l’enciclopedia virtuale Encarta, ideata da Microsoft negli anni ‘90, è fallito miseramente. Quindi, Wikipedia non cede terreno sotto i colpi della concorrenza.

Un altro problema che in passato ha colpito questo sito riguarda la credibilità: sebbene sia stato dimostrato che, in media, gli errori presenti su Wikipedia non sono più numerosi di quelli di un’enciclopedia cartacea, gli utenti non sono del tutto certi della sua affidabilità e, soprattutto, della sua obiettività. Se nel ‘700, all’epoca degli Illuministi, la prima enciclopedia di Diderot e soci era un compendio del sapere elaborato dai più eruditi tra i cittadini (quindi un sapere che giungeva dall’alto), oggi Wikipedia è vista ancora con sospetto quale strumento a cui non solo tutti possono avere accesso, ma che chiunque può collaborare a scrivere (un sapere che giunge dal basso perciò). Diversi studiosi, come il noto scrittore e matematico Piergiorgio Odifreddi, hanno dichiarato candidamente di aver provveduto a scrivere da soli la propria pagina su Wikipedia. Senza voler dubitare del talento e della capacità di autocritica di accademici di chiara fama, mi domando fino a che punto ci si può fidare di una voce di un’enciclopedia scritta dal diretto interessato. Cosa scriverebbe di se stesso un uomo politico, appartenente ad una categoria per antonomasia poco celebre per la sincerità?

Altro punto a sfavore di Wikipedia è il diffondersi dei più moderni strumenti di navigazione in internet, quali smartphone e tablet, che in pochi anni hanno modificato profondamente le abitudini del popolo dei naviganti, come mi è capitato di far notare in passato. Se fino a non molto tempo fa Wikipedia era la manna degli studenti svogliati che con pochissima fatica potevano copiare ed incollare una ricerca bella e pronta, oggi che i giovani usano sempre meno il computer anche per fare i compiti, Wikipedia ha via via perduto una delle sue funzioni.

Il mondo di internet si evolve, non in ere geologiche o in decine di millenni come le specie viventi, ma in pochi mesi. I social, che l’hanno capito, stanno imparando a seguire la corrente e ad evolversi con essa, mentre Wikipedia a quasi 15 anni più che un adolescente umano ricorda un cane: è già invecchiata. A questo punto, può trovare il modo di evolversi per riacquistare lo charme che ha perso, oppure corre il rischio di perire miseramente, soprattutto se qualcuno, magari nel garage di casa o nel chiuso della sua cameretta, inventasse una variante più sociale, più aperta allo scambio e più diretta, in grado di sferrarle il colpo di grazia definitivo.

Nel frattempo, non faccio fatica ad immaginare i corposi tomi delle vecchie enciclopedie che sorridono in silenzio (in senso figurato): non sono stati seppelliti nella polvere da Wikipedia e forse riusciranno a vederne anche il declino e la rovinosa caduta.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO

Altre immagini