L'alluvione salverà la Prefettura? Cronaca

Quando i riflettori si saranno spenti rimarranno sul campo la dignità, l’orgoglio, la solidarietà della gente del Sannio. Alcuni imprenditori e commercianti volevano buttare tutto all’aria e addirittura andar via. Ma i tanti volontari che li hanno aiutati li hanno convinti a restare e a ripartire. Ora l’attenzione si sposta sull’organizzazione per il futuro e sugli aiuti concreti che devono dare il governo, la regione e l’Europa. Superando pastoie burocratiche e legislative, perché il Sannio non può aspettare a lungo.

Una prima buona notizia è arrivata dal ministro dell’interno, Angelino Alfano, in merito alla ipotizzata soppressione della Prefettura di Benevento. “Non esiste alcuna proposta ufficiale formalizzata - ha detto nell’incontro con la stampa - né da parte mia, né dal governo. Quella circolata era soltanto una bozza. Ma dopo quanto accaduto in questi giorni nella vostra terra, non possiamo non riconsiderare la questione”. Uno spiraglio positivo su una vicenda da tenere d’occhio perché la promessa venga mantenuta. Così, forse, l’alluvione salverà la prefettura.

La seconda buona notizia è lo sbocco del vincolo del Patto di Stabilità che consentirà ai comuni colpiti da calamità naturali di spendere i soldi che hanno in cassa, senza incorrere in sanzioni. La proposta, presentata dalla deputata Nunzia De Girolamo, è confluita in un unico emendamento, approvato all’unanimità da tutti i partiti presenti nella Commissione Bilancio della Camera, col parere favorevole della sottosegretaria Paola De Micheli.

La rinascita del Sannio dopo l’alluvione si coglie in tanti segnali di solidarietà nazionale ed anche internazionale. Da Bill De Blasio, sindaco di New York, a sir Antonio Pappano, direttore dell’Accademia di Santa Cecilia, sono arrivati commossi messaggi e pensieri per la loro terra d’origine. Le campagne di sostegno dei prodotti sanniti cominciano a dare i loro frutti. Tra queste è andata a buon fine quella promossa per il vino di Solopaca, simboleggiata da bottiglie sporche di fango, che sono state acquistate grazie ad un tam tam sui social in tante parti d’Italia.

La simpatica iniziativa, chiamata “Siamo Sporche Ma Buone. Prendici Così”, è stata presentata anche al Ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, alla fine dell’incontro svoltosi nella Prefettura di Benevento. Il presidente della Cantina Sociale, Carmine Coletta, ed il sindaco di Solopaca, Antonio Santonastaso, hanno donato al giovane rappresentante del governo Renzi, la caratteristica confezione di vini “infangati”. Con questo gesto gentile si è conclusa la visita di Martina nel Sannio. Il ministro ha ascoltato i dirigenti delle associazioni agricole, che hanno tracciato un primo quadro dei danni subiti dal settore.

La mobilitazione per la raccolta di fondi per gli alluvionati sta coinvolgendo enti pubblici e privati, partiti e movimenti, associazioni religiose e laiche. Chi sceglie di finanziare una scuola, chi decide di aiutare un‘impresa o la Caritas, chi pensa direttamente alle persone più bisognose. “Allo tsunami di fango - sottolinea don Nicola De Blasio - ha risposto uno tsunami d’amore. Col “Progetto Bartimeo” abbiamo censito centinaia di famiglie, a qualcuno abbiamo già dato 900 euro per comprare una macchina per un disabile, con altri soldi abbiamo consentito ad una piccola azienda di riaprire. Dobbiamo dare subito una mano alle “vittime economiche”. Un giorno farò un libro sull’alluvione e il suo rovescio”.

Sulle cause dell’alluvione fioccano, intanto, analisi, riflessioni e polemiche. Dalle immagini satellitari realizzate dal Gruppo di Ricerca dell’Università del Sannio, guidato da Francesco Maria Guadagno, in collaborazione con la società “Mapsat”, è emerso che “i danni sono stati amplificati in modo determinante da un inadeguato utilizzo del territorio e da una urbanizzazione che non ha tenuto conto delle sue peculiari caratteristiche di fragilità” e quindi occorrono “Piani di Protezione Civile” e “Piani di Intervento” per prevenire i rischi e mettere in sicurezza il territorio.

Le aree alluvionali - aggiunge Marcello Stefanucci della Lipu - vanno salvaguardate. Bisogna modificare i piani urbanistici. La piena del fiume Calore non è colpa degli alberi, ma della urbanizzazione delle aree limitrofe, naturali spazi di esondazione”. Sotto accusa, insomma, è la cattiva gestione e pianificazione del territorio. Altri puntano il dito contro “la logica del profitto e della speculazione”. Su questa linea si collocano il Movimento di Lotta per La Casa e il Collettivo Autonomo Studentesco. “Le facili autorizzazioni - scrivono in un documento - per la costruzione dell’Ipermercato “I Sanniti” nell’area del Parco Fluviale e per gli ampliamenti dei capannoni industriali in aree alluvionali, la pessima manutenzione degli alvei fluviali sono alla base di questa catastrofe annunciata”.

Qualche segnale allarmante era già arrivato qualche anno fa con l’inondazione del Parco Cellarulo, avvenuta pochi mesi dopo la sua inaugurazione. Gli stessi insediamenti nella Zona Asi di Ponte Valentino, che si specchiano quasi nel fiume Calore, suscitano stupore e perplessità. La contrada Pantano, che qualcuno ha definito “Paesi Bassi”, è nota per i terreni paludosi. Il quartiere Ponticelli allagato è stata invece, una sorpresa. “La colpa del disastro non è degli ambientalisti - sostiene Gabriele Corona di Altrabenevento - bisognava togliere gli alberi vecchi e fitti e lasciare quelli sani. Col tempo è cresciuta una vegetazione disordinata. Qualche ditta, chiamata dalla Provincia, ha addirittura interrato nell’alveo i tronchi tagliati”.

I danni sarebbero stati più pesanti se avessero realizzato, nelle aree colpite dall’alluvione, il mega-depuratore e la contestatissima Centrale a turbogas “Luminosa”. Per non parlare dei 425 alloggi dell’Housing Sociale che volevano costruire a Santa Clementina. “Ora - conclude Corona - vorrebbero fare una centrale idroelettrica alla confluenza tra il Calore e il Tammaro. Speriamo ci ripensino. I tecnici e gli amministratori che hanno sbagliato dovrebbero dimettersi. Proponiamo un Osservatorio sulla gestione degli aiuti per impedire affarismi e clientelismi”.

ANTONIO ESPOSITO

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