Peppe Barra e i suoi pastori tra Gesù Bambino e i Beatles In primo piano

Una carovana in cammino nel bosco e sul mare, tra diavoli ed angeli, dragoni e mangiafuoco, alla ricerca della luce annunciata e promessa: la nascita di Gesù. Un presepe in movimento tra fumi, incensi e suoni di zampogna. Uno spettacolo dinamico e fantasmagorico, distribuito su due livelli, aulico e popolare, quello rappresentato dalla compagnia di Peppe Barra al Teatro Massimo  di Benevento con “La Cantata dei Pastori”, nell’ambito della rassegna Palcoscenico Duemila.

Il viaggio di Maria e Giuseppe, pur voluto e protetto da Dio, incontra tanti ostacoli, minacce, pericoli. Nessun albergo li vuole accogliere e finiscono in una grotta. Contemporaneamente altri due personaggi bizzarri napoletani fuggono, in cerca di pane e di pace. Si tratta di Razzullo e Sarchiapone, interpretati rispettivamente da Peppe Barra e Salvatore Misticone. Il primo è uno scrivano, spedito in Palestina per il censimento ed eternamente affamato, mentre il secondo è un barbiere colpevole di due omicidi.

Sullo sfondo brulica un mondo di pastori, cacciatori e pescatori, che aspettano con gioia la venuta del bambino, elevano inni d’amore al cielo, lavorano onestamente, ma devono vedersela coi ladri e con gli imbroglioni.  In questo pianeta laborioso e tranquillo arrivano Razzullo e Sarchiapone, che mirano solo a mettere qualcosa sotto i denti. Tanta è la fame arretrata. Trovano un vaso pieno di cibo, cominciano ad assaporarlo, ma un bambino cattivo, interpretato splendidamente da Giuseppe De Rosa, fa sapere loro che contiene un veleno. Si piangono già morti, ma è solo uno scherzo.

I due strampalati personaggi napoletani mettono in scena un duetto grottesco e pulcinellesco, casereccio e   ruspante, che contrasta volutamente con la sacralità dell’evento in arrivo. La felicità di Razzullo e Sarchiapone sta in un tozzo di pane, che presto arriverà con la nascita del bambino. La commedia, scritta da Andrea Perrucci nel 1698, si avvale delle musiche di Roberto De Simone, Lino Cannavacciuolo, Paolo Del Vecchio e Luca Urciuolo. Le scene sono di Emanuele Luzzati e Tonino Di Ronza. Completano egregiamente la compagnia Patrizio Trampetti, Maria Letizia Gorga, Giacinto Palmarini, Fabio Fiorillo, Francesco Viglietti, Andrea Carotenuto e Chiara Di Girolamo.

Nella rivisitazione di Peppe Barra salta all’occhio un andamento da musical, che mescola insieme sacro e profano, che mantiene la sua freschezza grazie alle antiche canzoni natalizie napoletane, con qualche pennellata pop, come l’improvvisa intonazione di “Let it be” dei Beatles. Il linguaggio multiforme, la bella scenografia, l’orchestra dal vivo ed il Balletto della Cantata, garantiscono uno spettacolo coinvolgente ed intenso, pieno di colori, di sapori, di speranza e di luce. Quello che attende da anni un popolo in cammino.

ANTONIO ESPOSITO

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