Tre in corsa per il nuovo corso Politica

Tra i due litiganti il terzo “potrebbe” godere. I contendenti-bisticcianti sono tre per la segreteria del Pd. Uno è l’ex presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi. L’altro è il magistrato in aspettativa, presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Eppoi c’è il terzo, entrato in campo all’ultimo momento con il ruolo del “rinacciatore”, l’attuale ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Gli scenari su cui si muove il confronto per la definizione della leadership dei democrat è di quelli apocalittici. Recente scissione del partito democratico con la nascita del Movimento democratici e progressisti. Matteo Renzi alle prese con la vicenda del babbo e del fido-furiere Luca Lotti coinvolti nel caso Consip. Il magistrato in aspettativa Michele Emiliano che il prossimo sei aprile sarà sottoposto al giudizio del Consiglio Superiore della Magistratura per via della partecipazione alla vita politica del Pd: “sistematica e continua”. E, in aggiunta, è anche testimone non secondario nella brutta storia Consip. Insomma, il percorso per le primarie dei dem, che si celebrano il trenta aprile, è zeppo di buche che qualche danno, non solo d’immagine, potrebbero portare sia ai candidati in competizione, ma anche a quel che resta del partito.

Nella Bibbia, al Salmo 79,8, c’è quest’affermazione: “La colpa dei padri non ricadrà sui suoi figli”, sicuramente ciò avverrà davanti a Dio, ma anche - si spera - nei tribunali degli uomini. Non però difronte alla macchina mediatica che certe distinzioni non riesce proprio a farle. Se il babbo del presidente del Consiglio ha millantato credito, o ha fatto altro di riprovevole, comunque il figlio qualche responsabilità l’ha, non fosse altro perché, appunto, ha il potere che gli discende dal ruolo e… lo stesso cognome del padre reo. Per Renzi poi ci sono gli attacchi - e non solo - di Emiliano: “Io ero uno dei sostenitori di Matteo Renzi... Mi scuso ufficialmente…”. Nel 2014 l’ex sindaco di Bari affermava: “L’unica cosa vera è che io non voglio più sentire parlare della vecchia classe dirigente del Pd che ha sbagliato tutto”. L’unico che non sbaglia è lui in fatto di politica, specialmente se diventerà segretario dei democratici.

Anche Emiliano però ha i suoi problemi. Il decreto legislativo 109 del 2006 proibisce ai magistrati “l’iscrizione o la partecipazione a partiti politici”. I magistrati possono essere eletti in Parlamento e possono ricoprire anche altri  incarichi politici solo se “indipendenti”. “Se il CSM riterrà che effettivamente sussista una violazione disciplinare - ha dichiarato qualche tempo fa Emiliano -  non esiterò a prendere le decisioni necessarie, optando a quel tempo tra le dimissioni dalla magistratura ovvero le dimissioni dal partito, a seconda di ciò che riterrò più opportuno alla luce dell’eventuale verdetto”. Ma non sarebbe stato meglio presentare subito le dimissioni da magistrato? O è talmente preoccupato di una possibile scivolata in politica che ha bisogno di un  battello di salvataggio? Forse se lo s’interroga sull’argomento la risposta potrebbe essere: ”E’ una questione di principio. Non è giusto che un magistrato non si possa candidare a segretario di un partito” senza perdere il posto in magistratura. Ma anche da “indipendente”, quando si sono ricoperti importanti incarichi politici, quale credibilità si può avere quando si ritorna a fare il magistrato? Il legislatore questa domanda dovrebbe porsela.

C’è poi l’ultimo arrivato alla corsa per segretario, l’ex ministro dell’Ambiente e attuale Guardasigilli Andrea Orlando. La sinistra del partito, quella rimasta, lo guarda con grande interesse. Ma anche gli scissionisti Dp lo apprezzano, non fosse altro per dare una batosta al super ego di Renzi. Lui, Orlando, va ripetendo che non crede alla “leadership individuale” ma ad un gruppo dirigente coeso alla guida del partito. E, ancora, che bisogna “ricostruire il partito. Non parlerò il linguaggio dei populisti”. A suo avviso  la scissione è stato “un tragico errore” e promette d’impegnarsi a “far tornare i compagni che hanno appeso le scarpe al chiodo”. Dice di essere “il candidato che vuole ricostruire un Pd plurale, inclusivo, più amichevole verso la società italiana e gli altri partiti del centrosinistra”. Goffredo Bettini ex padre-padrone del Pd romano e personaggio dal  grande fiuto politico non ha dubbi: “Ritengo che Orlando possa rappresentare la ricostruzione dopo la rottamazione”.

Staremo a vedere chi sarà il condottiero del “nuovo corso” democratico. Certo di matasse ingarbugliate ne avrà da sbrogliare all’interno del partito. Per non parlare della strategia da mettere in atto per vincere le elezioni, sia anticipate o a scadenza naturale.

ELIA FIORILLO

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