Asia, il Movimento 5 Stelle risponde punto per punto a Lucio Lonardo In primo piano

Premessa

Oscar Wilde ha scritto: Le domande non sono mai indiscrete. Le risposte lo sono, a volte. Le domande che abbiamo posto nella nostra conferenza stampa del 2 marzo e nel “Dossier” consegnato alla stampa rientrano nella doverosa funzione di un soggetto politico, per altro all’opposizione dell’Amministrazione cui fa riferimento l’ASIA. La risposta decisamente sopra le righe, more solito, del Presidente Lucio Lonardo mostra che evidentemente si sono toccati tasti dolenti. Appare ben strano per altro l’invito di una persona che ha deciso (per quanto contenuto nel nostro Dossier) di querelare... Se fossimo andati l’«ira funesta» si sarebbe addolcita? In ogni caso, ci sentiamo in buona compagnia: di quanti hanno chiesto a gran voce addirittura una commissione d’inchiesta. Sicuramente non saremo mai né «indifferenti» né «complici».

Perché non siamo andati

Il 22 marzo i due portavoce del MoVimento 5 Stelle hanno ricevuto la seguente mail: «Vi aspetto Lucio Lonardo». Nel corpo il Comunicato ufficiale: «Con la presente confermiamo la conferenza stampa di cui all’oggetto già preannunciata nei giorni scorsi per giovedì 23 marzo alle ore 17.30 presso la Sala del Consiglio ASIA in via delle Puglie 28». A cosa, dunque, avremmo dovuto essere presenti? Ad una conferenza stampa? E perché mai? Questo per quanto pertiene il metodo.

Per quanto riguarda il merito, quando Lonardo sarà azionista di maggioranza dell’Azienda, crean-done una sua, allora forse potremo confrontarci con lui. Ora no: ora ci confronteremo con il vero proprietario dell’ASIA, la cittadinanza beneventana.

La verità è che il Presidente, da esperto politico qual è, tenta sistematicamente di sviare l’attenzione dalle grandi questioni su cui noi, invece, ostinatamente, torniamo.

ASIA può avere utili?

Egli dichiara che l’ASIA è un S.P.A. Ergo: essa deve fare lucro? ASIA è un azienda partecipata al 100% di proprietà del Comune di Benevento, e quindi dei cittadini. La copertura finanziaria del servizio è a totale ed esclusivo carico della tassa ad essi richiesta. Fare lucro su se stessi non ha senso. Avrebbe senso la sua affermazione nel caso in cui l’ASIA si ponesse sul mercato ed offrisse le sue prestazioni ad altri.

Il compostaggio di comunità: un’opportunità

Il presidente ha tentato di spiegarci (come se non lo sapessimo: ad altri dovrebbe rivolgere le sue sempre simpatiche lezioni) che una parte dell’elevato costo della TARI dipende da una maggior produzione del rifiuto organico, determinato dalla raccolta porta a porta, e dall’elevato costo sia di trattamento che di trasporto, dovuto al trasferimento dello stesso in impianti lontano dal luogo di produzione per la mancanza di impianti di trattamento assenti o di ridottissime quantità nella nostra regione, ma in tutto il centro sud in particolare. Ecco perché abbiamo presentato a questa maggioranza una mozione, da approvare entro il 30 di marzo, che prevede l’adesione alla manifestazione di interesse da parte del Comune alla localizzazione di impianti di compostaggio di comunità per trattamento della frazione organica dei rifiuti indetta dalla Regione Campania, soluzione che porterà sicuramente una riduzione di rifiuto organico dal sistema di raccolta e trattamento.

A cosa serve la TARI?

Sappiamo benissimo anche che le entrate TARI non possono essere destinate alla bonifica di discariche di rifiuti speciali e pericolosi, di siti che conterrebbero amianto o alla gestione del verde in città. La TARI è una tassa specifica, di scopo, per la gestione del rifiuto solido urbano, quindi è uno spericolato quanto sterile esercizio retorico tentare di sminuire la sostanza del nostro intervento sulla gestione degli RSU in città.

L’evasione macroscopica: di chi le responsabilità?

Inutile ricordarci che la riscossione dell’evasione e tutte le sue procedure sono a carico dell’ente e non dell’azienda. Così come sappiamo che sul totale dell’evasione c’è una percentuale di famiglie e di imprenditori che non pagano perché realmente si ritrovano sulla soglia della drammatica povertà, e per i quali va fatto un discorso diverso. Ma il nostro dito è puntato su quell’evasione macroscopica, e allo stesso tempo misteriosa, di cui non si conosce l’esatta entità, che è la grande maggioranza, costituita da chi potrebbe pagare e non lo fa perché sa che le procedure di recupero sono lente per non dire ferme.

Possibile vedere i Piani finanziari fino al 2013?

Dei Piani finanziari fino al 2013 non abbiamo trovato traccia. Su quale fonte è stata determinata la tassa fino ad allora?

Gli interinali

Sulla questione degli interinali c’è stata una quasi ammissione su di un eccesso di utilizzo, con il riconoscimento di costi esorbitanti per l’Azienda. Ribadiamo quanto detto: la causa è un difetto di progettazione e dimensionamento del servizio.

Grandi manovre sull’ASIA: con gli occhi ben chiusi? Mai...

Sono in piedi manovre di trasformazione dell’ASIA da azienda partecipata al 100% pubblica ad azienda mista pubblico-privata, comportando la perdita di un asset importante per la tenuta ambientale, sociale ed economica della città. Spiegheremo come, secondo noi, l’ASIA vada tutelata e tenuta sotto il controllo del Comune, perché siamo contro la nuova gestione di questo tipo di ATO e l’aggregazione dell’ASIA allo stesso. Ci torneremo tra pochi giorni. Stiamo studiando: lo facciamo sempre, a differenza di altri...

Le difficoltà finanziarie di ASIA. La nota di Lonardo in Commissione Ambiente

Il nervosismo di questo ultimo periodo ruota intorno ad un problema centrale: le difficoltà finanziarie dell’Azienda e del socio di maggioranza, per l’acclarata situazione di dissesto, connesse al taglio del corrispettivo operato dal Comune all’Azienda. L’impressione è che Azienda e socio unico stiano giocando due partite diverse e contrapposte. E la conferma è la nota presentata dal Presidente ASIA in Commissione Ambiente il 20 marzo 2017, nuda di firma e data, non sappiamo se una nota ufficiale dell’Azienda che abbia seguito un protocollo o meno. Nel merito il Presidente manifesta una chiara volontà aziendale di tagliare una serie di servizi e unità personale, costretto a suo dire dal taglio di oltre un milione di euro, nonostante, sempre a suo dire, l’ASIA vanti un credito per l’anno 2016 di 2, 5 milioni di euro, più un altro presunto credito per oltre 1 milione di euro. E su questo noi vorremmo una volta per tutte una visione chiara sull’entrata TARI che dal bilancio di previsione subisce un sostanzioso taglio, quando poi deve materializzarsi nei trasferimenti all’azienda, da circa 17 milioni di euro a circa 11 milioni di euro, il tutto sempre avvolto da un’incertezza sui veri valori. È arrivato il momento di sapere quale sia l’esatto introito annuale della TARI, l’esatto valore dell’entità evasiva, e il relativo stato della procedura di recupero, e quanto annualmente è il recupero, del reale debito nei confronti dell’Azienda che il Presidente cita in continuazione quali crediti milionari, e sul quale il socio di maggioranza non si è mai espresso o ha ribattuto (che noi sappiamo). Come appare evidente non c’è sintonia alcuna tra le due parti. Così come avanzammo perplessità sul management, ora vorremmo capire come mai l’Assessore alle Finanze, Serluca, non renda trasparente una volta per tutte la questione dal punto di vista finanziario e soprattutto faccia chiarezza sui presunti crediti milionari vantati dall’ASIA.

Contraddizioni e anomalie

Nella nota del presidente ci sono alcuni punti che hanno destato la nostra attenzione, soprattutto il punto 7 e 9 delle soluzioni prospettate, la manifestazione di interesse all’affitto dell’impianto ex Laser, e l’ultimo periodo in cui accenna all’assenza del contratto di servizio e ad un possibile scenario futuro in cui potrebbe ritrovarsi la stessa azienda in veste diversa di fronte ad una situazione che ormai si sta delineando, l’ATO Rifiuti.

Procedendo con ordine iniziamo a spiegare che il punto 7 dice che «i servizi straordinari non previsti nel vecchio contratto di servizio saranno a pagamento per gli organizzatori degli eventi in città, cioè se per garantire il servizio con personale a straordinario o aggiuntivo, il costo di esso personale sarà interamente a carico del promotore». Quindi dobbiamo amaramente desumere che fino ad oggi i rifiuti prodotti dalle tante manifestazioni che si tengono in città sono stati caricati sulla TARI dei cittadini? Siamo tenuti, sulla scorta di questa dichiarazione, a pensare che sia stato così. E questo è un demerito soprattutto di chi non applicherebbe un punto nel regolamento comunale del servizio che preveda, annesso ad una richiesta di spazi e suoli pubblici per manifestazioni di qualsiasi genere, il pagamento per la messa in esercizio di contenitori appositi, i costi per la raccolta e lo spazzamento.

Non è chiaro, per altro, come sono gestiti e da quale fonte proviene il gettito per i servizi di raccolta nelle aree mercatali, tranne lo spazzamento gestito dall’ASIA e desumibile dal Piano aziendale. 

Così come al punto 9 della nota scopriamo che «la pulizia dei siti oggetto di discarica abusiva frutto di omessi controlli saranno a carico dell’assessorato all’ambiente che trattiene appunto per bonifiche parte del corrispettivo TARI». E quanto tratterrebbe l’Assessorato annualmente? E quanto realisticamente spenderebbe ogni anno? Questo è un altro punto che gli Assessori all’Ambiente e Finanze dovranno esplicitare in modo chiaro e trasparente.

La manutenzione dei mezzi

Andando avanti nella lettura dei provvedimenti posti in essere, il Presidente dichiarerebbe che «stiamo valutando i costi dell’officina aziendale rispetto a quelli di un service esterno per calcolarne anche in virtù della tempistica e della possibilità di avere 4 unità, delle 7 attualmente in forza per le riparazioni, da adibire ai servizi di raccolta e spazzamento con risparmio di 4 unità interinali». Questa dichiarazione farebbe dedurre che l’ASIA effettui la manutenzione dei propri automezzi in una propria officina con del proprio personale addetto. A noi risulta che il servizio di manutenzione sarebbe già da tempo prestato da aziende terze e che non si tratti di prestazioni occasionali. Tant’è che da una nostra verifica delle delibere di spesa, pubblicate sul sito internet dell’ASIA, riferite all’anno 2015, le fatture pagate per questo tipo di servizio ammonterebbero a circa 300.000 euro. Quindi non risulta chiaro perché queste sette unità personale e il reparto manutenzioni siano state tenuto in essere in quel ruolo fino ad oggi se, come risulterebbe, la fornitura di questo servizio sia stata quasi del tutto esternalizzata già da tempo.

L’ex Laser

Ma la parte migliore della nota arriva quando il Presidente tira fuori dal cilindro la soluzione per rientrare dei costi sostenuti per l’impianto ex Laser. Di chi è la responsabilità della progettazione e della realizzazione dell’impianto ex Laser? Possibile che questa debba essere la città in cui non si riesce mai a sapere di chi siano le responsabilità? È possibile sapere (non c’è bisogno di sfide all’OK Corral, basta un dossier dettagliato come il nostro e reso pubblico) quanto è costato e quanto ha gravato sul bilancio dell’ASIA? Prima di entrare nel dettaglio della sua proposta, Lonardo ammonisce i cosiddetti disinformati che l’ex Laser è un’operazione della precedente gestione a Presidenza De Longis, e non come da noi affermato qualche settimana fa, quasi a dire: «Avete preso un grande abbaglio». La nostra accusa, deve sapere il Presidente, non era sull’investimento di acquisto della struttura, che se non ricordiamo male, la precedente gestione voleva utilizzare come nuova sede operativa aziendale, e non sarebbe stato un obbiettivo sbagliato, ma la successiva volontà di voler utilizzare quella struttura per accogliere un impianto di trattamento che l’attuale gestione, a quanto sembra, ha realizzato e poi abbandonato rendendo vano sia l’investimento per l’acquisto della struttura sia l’investimento per la realizzazione dell’impianto all’interno. La proposta continua con la possibilità di spostare la sede operativa presso l’impianto ex Laser a seguito del fitto in altra location dell’impianto. Ciò significa che l’ASIA fitterebbe l’impianto ad un’azienda terza che poi sposterebbe l’impianto per collocarlo in altra struttura, così da avere il capannone ex Laser svuotato ed utilizzabile come sede ed un’entrata che gli permetterebbe, con un contratto di 6 anni + 6 anni, di rientrare dell’investimento e di un possibile ulteriore ricavo nel caso di un fitto a riscatto. Addirittura si ipotizza che, se questa operazione andasse a buon fine, la sede di Ponticelli potrebbe essere venduta o affittata e l’eventuale incasso potrebbe essere destinato a ridurre i costi di gestione dell’ASIA, e nel caso di vendita addirittura a ricapitalizzare l’azienda in caso di non esigibilità dei crediti vantati verso il Comune. Ci chiediamo se sulla questione il socio di maggioranza sia stato interpellato e cosa abbia risposto.

Il caos che regna attualmente nella gestione dei rifiuti

Il settore della gestione dei RSU nella nostra provincia, e soprattutto nel capoluogo, è in pieno caos. C’è una situazione inverosimile in cui tutti sembrano aver ragione. ASIA, SAMTE, il nuovo ATO, Comuni, ex Consorzi di bacino, sono tutti attori di questo film che sa nascondere molto bene il finale, perché un finale ci dovrà pur essere prima o poi. Una serie di duelli che si susseguono quotidianamente, tra ASIA e Comune, per i motivi di cui abbiamo già parlato. Tra ASIA, Comuni della provincia e SAMTE per i debiti contratti dai primi verso la seconda, con continue minacce di blocco dello sversamento del rifiuto residuale, tra ASIA e lavoratori “ex Despar” ed “ex Russo”, con questi ultimi che avrebbero portato in tribunale l’Azienda per illegittimità nella gestione del loro rapporto di lavoro gestito, a quanto dichiarano gli stessi, per circa un anno con voucher. Un’ormai annosa controversia tra lavoratori ex Consorzi di bacino e SAMTE che nel 2010 non ottemperò all’obbligo normativo di assunzione, DL 195/09 convertito in L. 26/10, con la mancata applicazione del bando di gara per la gestione provinciale della raccolta ed il trasporto rifiuti solidi urbani, evaporata senza valide motivazioni, con la conseguenza del non reintegro al lavoro ed un’assenza di entrata economica da più di sei anni di 127 famiglie. Un ATO che stenta a decollare per evidenti controversie tra le forze politiche, e per meri giochi di potere interno allo stesso.

Che cosa c’è in ballo? Chi si ricorda dei lavoratori ex Consorzi?

Cerchiamo di cogliere i punti essenziali dei conflitti in atto. Ci sono due comun denominatori che assimilano soprattutto ASIA e SAMTE, Comune di Benevento e Provincia di Benevento: il rischio di un fallimento dovuto ad una cattiva gestione, soprattutto finanziaria, e l’eventualità di essere assorbite all’interno del nuovo ATO per effetto, dell’art 611 Legge 23 dicembre 2014, n. 190 recante norme per l’avvio di un processo di razionalizzazione delle partecipazioni societarie, con una presunta volontà di voler trasformare l’ASIA in una società mista.

Il nuovo ATO sembra avviarsi ad essere una copia dei Consorzi di bacino, con l’affido della gestione agli ex soci e amministratori degli ex consorzi, i Comuni, gestione che si rivelò fallimentare.

Sono 127 i lavoratori degli ex Consorzi di Bacino 1-2-3 che, a 6 anni dal loro ultimo stipendio, non sanno più se definirsi lavoratori o ex lavoratori. Sono 127 le famiglie che sono sopravvissute fino ad oggi, chissà come, con un ex reddito. Lo avranno nel prossimo futuro un reddito? Non sanno se avranno più un reddito, non sanno più come definirsi. Ci saranno sicuramente figli di questi ex lavoratori nati in questi quattro anni. Non sarà facile spiegare ai propri figli perché hai un lavoro ma non lavori, perché con la necessità di un settore che non dovrebbe conoscere crisi, resti a casa. Il dramma di questi “ex” sembra non interessare nessuno, sembra non avere responsabili e non trovare soluzioni.

I dubbi sull’ATO. Il rischio di una gestione clientelare del problema rifiuti

Ecco perché nutriamo forti dubbi sul nuovo processo, perché saranno sempre i Comuni, come allora, a gestire il nuovo ATO nascente. Essi erano i soci di maggioranza di queste nuove aziende, i Consorzi di bacino, che dovevano garantire il servizio di raccolta differenziata nei propri territori. Il problema nasceva qui, alla fonte, perché nessuno capì o volle capire che bisognava strutturare il servizio di raccolta e trasporto RSU con una programmazione attenta ed un piano industriale dettagliato per mettere in moto un meccanismo che funzionasse. Si fece l’esatto contrario, i padroni, cioè i Comuni, continuarono sui propri territori la vecchia e propria gestione, anzi andarono oltre, perché molti di loro affidarono a ditte esterne la raccolta ed il trasporto RSU. Per capire cosa successe, è come se tanti piccoli caseifici si consorziassero per migliorare la propria attività, farla crescere, essere più competitivi, investendo insieme in un grande unico stabilimento, assumendo personale, e poi invece di comprare le mozzarelle dal proprio consorzio continuano a produrle nei vecchi e piccoli laboratori o - addirittura il paradosso - le comprano dalla concorrenza. E la ragione perché i Comuni, o meglio i politici amministratori, hanno accettato di costituire queste aziende, di finanziarle e di gestirle per non farle funzionare, qual era? Utilizzare i Consorzi unicamente come contenitori in cui collocare presidenti, consiglieri, personale dirigente, affidare consulenze a persone facenti parte del loro cerchio partitico. I soldi per sostenere tutti costoro e per gli stipendi dei lavoratori? Arrivavano dal Governo centrale tramite Regione Campania sempre e comunque. I Comuni/soci avevano solo l’onere finanziario (spesso non rispettato) di versare la quota annuale e pagare i pochi servizi di raccolta effettuati dai consorzi sui loro territori. Fino a che il flusso finanziario c’è stato, nessuno si è mai preoccupato dell’inefficienza di queste aziende. Quando i rubinetti sono stati chiusi, e i Comuni furono obbligati ad utilizzare inderogabilmente i lavoratori ed i mezzi dei consorzi per la raccolta differenziata e di pagare direttamente, oltre alla quota annuale, i costi del servizio, la pentola ha iniziato a sbuffare facendo volare via il coperchio. Era a rischio quel sistema politico clientelare che nei piccoli Comuni si alimentava bene con la gestione della raccolta e trasporto RSU, con tante micro assunzioni a tempo determinato, con la nascita di tante piccole cooperative allevate ed avallate dai Comuni, con dubbie capacità e autorizzazioni, che sostituivano in forma illegittima i consorzi. Furono veramente molto pochi i Comuni che cercarono di rispettare l’obbligo di utilizzare i servizi dei consorzi di bacino, il restante continuò senza battere ciglio alcuno a gestire il servizio a modo proprio, ed intanto iniziarono i primi veri problemi di gestione finanziaria dei consorzi. Quindi oggi ripartiamo da quel 31 dicembre 2009, data di cancellazione definitiva dei consorzi. Non si è aperta mai un indagine nell’altra parte della barricata, ossia sui Presidenti, Consigli d’amministrazione, Direttori tecnici e consulenti. Essi rappresentarono il più grande spreco di risorse senza un minimo risultato.

Dal 1 gennaio 2010 la SAMTE da parte sua avrebbe dovuto prendere in carico tutto il ciclo della gestione integrata RSU, organizzare e gestire, ma in tutti questi anni ha vivacchiato e male con l’iniziale fallimento della provincializzazione della raccolta e trasporto RSU e con il solo onere di gestire gli impianti di trattamento, lo Stir di Casalduni, e la gestione delle discariche, Tre Ponti, Sant’Arcangelo, San Bartolomeo. Ed anche in questo ha prodotto poco e male viste le condizioni in cui versano alcuni dei tre siti, vere e proprie bombe ad orologeria, che potranno causare ingenti danni ambientali, se non ci saranno degli urgenti interventi.

Conclusione e congedo

Aspettiamo il Consiglio monotematico su ASIA, la cui richiesta abbiamo sottoscritto.

Auspichiamo una Commissione che faccia chiarezza, come richiesto a gran voce da ex lavoratori ASIA durante l’ultimo Consiglio comunale.

I cittadini beneventani valuteranno il rigore della nostra azione di controllo e proposta, che vede il rifiuto non come problema ma come potenziale risorsa. Ma di questo parleremo nella prossima puntata...

MARIANNA FARESE

NICOLA SGUERA

ANGELO VARRICCHIO

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