Per i medici di famiglia cambia tutto Società

Se tutto andrà come deve, a breve gli ambulatori dei medici di famiglia dovrebbero essere a disposizione del cittadino 24 ore su 24 per sette giorni su sette. Nei giorni passati ha iniziato a discuterne una commissione di tecnici ministeriali, sindacati, sotto la supervisione del ministro della Salute Renato Balduzzi. Non è un’autentica novità, in quanto nello scorso autunno fu l’allora ministro Fazio ad illustrare una bozza di riforma a Parma, al convegno “Percorsi di innovazione nelle cure primarie” e nel quale medici di famiglia organizzati in gruppo di tutte le regioni d’Italia presentarono la loro esperienza di cura in collaborazione tra loro e gli specialisti del territorio dei propri assistiti.

Ed ancor prima è stato a lanciarne l’idea il trapiantologo (uno dei componenti del team che ha eseguito gli unici due xenotrapianti di fegato da babbuino ad uomo della storia), imprestato alla politica, Ignazio Marino, senatore e presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario nazionale, presidenza che gli ha consentito di viaggiare per il Paese e conoscere lo stato delle strutture sanitarie italiane difendendo così il diritto dei pazienti italiani a ricevere cure e servizi di qualità. Non a caso l’ultimo rapporto del Censis (Centro studi investimenti sociali) di metà marzo parla di spesa pubblica sempre meno adeguata ai bisogni sanitari dei cittadini e spesa privata sempre più alta, con peggioramento della qualità soprattutto nelle regioni dove i piani di rientro hanno imposto controlli rigidi della spesa e tagli a servizi e prestazioni: come la Campania, dove si spende meno rispetto al passato, ma per ora non si spende meglio.

L’ipotesi al vaglio rappresenta quindi una vera rivoluzione del sistema sanitario a livello locale, che si baserà sulle “aggregazioni funzionali territoriali” (aft), poliambulatori che avranno fino a 16 professionisti, aperti giorno e notte, fine settimana compresi. Ogni cittadino bisognoso di prescrizione medica o consulto potrà recarsi presso tali strutture e trovare il suo dottore e, ove il proprio medico di famiglia non fosse di turno, un sostituto, che in ogni caso conosce e lavora col primo e che ha accesso tramite database ai dati clinici del paziente, garantendo una puntuale assistenza. In un futuro non lontano le aft includeranno anche pediatri e specialisti. Dalla parte del ministro Balduzzi c’è già per ora Giacomo Milillo, il segretario del principale sindacato dei medici di base, la Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale), mentre altre sigle non sono d’accordo perché ciò implicherebbe una modifica della convenzione che regola i rapporti tra professionisti e il Ssn.

Oltre al servizio continuo ed efficiente, molti sarebbero i vantaggi – a detta del ministero e della Fimmg – della proposta che se approvata rientrerebbe nel “patto sulla salute” stipulato tra governo e Regioni in materia di competenze medico-assistenziali. Contribuirebbe a smaltire l’enorme carico di lavoro che grava sugli ospedali italiani, evitando situazioni disumane riscontrate da Marino nel suo girovagare per l’Italia e che solo poche settimane fa sono state denunciate dalle strutture romane: degenti sulle barelle nei corridoi e nei magazzini, code interminabili all’accettazione e carenza di posti letto. Le aft potrebbero assorbire le richieste d’aiuto meno gravi ed urgenti, a cui oggi sono costretti a far fronte gli ospedali. Si creerebbero nuovi posti di lavoro per i giovani, d’altra parte è impensabile che il medico sessantenne faccia le notti o vada a lavorare nel weekend, puntando su chi ha voglia di impegnarsi fuori dagli orari consueti, rilanciando sotto nuova luce i medici di guardia. Infine si ridurrebbero gli sprechi grazie ad una migliore realizzazione degli orari di lavoro su turni e la riduzione delle degenze in ospedale, ed investendo i soldi risparmiati in attrezzature diagnostiche e in nuove assunzioni.

GIANCARLO SCARAMUZZO