Laureati in fuga da Benevento Economia

Tutti quanti noi possiamo dire di avere un parente, un amico o anche solo un semplice conoscente che - forte di una laurea e munito di trolley e iPad - ha deciso di andare via dal Sannio in cerca di un lavoro gratificante, rispondente a precise aspirazioni e che ripaghi dei tanti anni di studio e sacrifici.

Continua, dunque, anche nel terzo millennio, ma cambia volto la lunga storia dell'emigrazione, basta infatti guardarsi intorno per accorgersi che la lista di chi compra un biglietto di sola andata si allunga sempre più.

Pochi giorni fa parlavo con una signora, la quale mi raccontava dei suoi tre figli: “Quella più vicino - mi diceva - si trova a Trieste e fa il medico, gli altri due, invece, sono ingegneri, il più piccolo lavora in Germania, la seconda in Olanda”.

Un'altra signora, precedentemente, mi aveva a lungo narrato dei suoi figli, entrambi ingegneri, che si sono realizzati in Australia.

Potrei continuare con l'elenco, ma mi fermo qui, voglio però sottolineare come tutti questi giovani (laureatisi a Napoli) rientrino nella fascia d'età compresa tra i 28 e i 35 anni, pertanto è logico pensare che quando c'è una buon curriculum studiorum e si travalicano i confini si viene assorbiti subito, senza perdere troppo tempo, preservando così se stessi ed i propri genitori da certe pratiche di vassallaggio mai estinte soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia.

Fra il 1876 - anno in cui sono iniziate le registrazioni delle partenze - ed i nostri giorni si calcola siano espatriati oltre 30 milioni di italiani. Ogni anno 60mila giovani vanno all'estero ed il 70% sono laureati.

Se un tempo a partire erano operai, contadini e manovali con il fagotto o la classica valigia di cartone tenuta su da uno spago, oggi a “volare verso nuovi lidi” sono i giovani con un alto tasso di istruzione e ben equipaggiati in termini di nuove tecnologie, identiche restano, invece, le destinazioni - Stati Uniti, Oceania e le grandi capitali europee - ed i sogni sconfinati di affermarsi nella vita.

Al netto della crisi, è amaro dover constatare come in un'epoca in cui siamo praticamente connessi con il mondo alla velocità del pensiero (non il telegrafo antidiluviano o il telefono a gettoni), viviamo in belle case (non i ruderi o le stamberghe del dopoguerra), le nuove generazioni sono sempre più iperspecializzate (non gli analfabeti che dovevano andare alle scuole serali per imparare a scrivere almeno la firma), il triste fenomeno dell'emigrazione non sia ancora stato superato.

Siamo passati dall'equazione povertà e ignoranza=emigrazione a quella benessere e istruzione=emigrazione, che scandaloso paradosso!!!

E nel Sannio? Nel 2007 in provincia di Benevento vivevano 285.787 persone, oggi ce ne sono 284.749.

Se in Italia l'esercito dei senza lavoro è arrivato a quota 3 milioni e 300mila e la disoccupazione giovanile è al 4° posto dopo Grecia, Spagna e Portogallo, i dati sanniti, frutto di una ricerca della Confcommercio, ci parlano di 8mila persone che dal 2007 a fine 2012 sono uscite dal mondo dell'occupazione, soprattutto giovani.

Ha ancora senso laurearsi ad ogni costo? Meglio fare l'idraulico che andare all'università!”, questa la provocazione lanciata recentemente dal sindaco di New York, Michael Bloomberg, che ha innescato anche da noi dibattiti fiume nei vari talk show delle reti televisive ammiraglie e sulle pagine patinate delle riviste a tiratura nazionale.

Economisti, filosofi, sindacalisti, imprenditori e via discorrendo tutti a disquisire e a sciorinare la propria ricetta.

C'è chi in maniera radicale è d'accordo con Bloomberg e chi asserisce che la cultura non deve perdere valore e che solo lo studio e la formazione sono il fondamento del pensiero e della riflessione. Poi c'è chi auspica il ritorno ad un apprendistato quasi rinascimentale, ovvero appassionarsi ad un lavoro e affiancare qualcuno in gamba per “rubargli il mestiere”, con o senza laurea, mentre qualcun altro consiglia di assecondare la propria natura e laurearsi solo se si ha la vocazione.

Un recente studio ha svelato quali sono i lavori che da qui al 2020 offriranno maggiori possibilità di assunzione: informatici, chimici, sommelier, ma anche addetti alla green economy, infermieri e food blogger. E non ci sarà crisi nemmeno per i laureati in ingegneria gestionale e meccanica, in economia e statistica. Oltre a ciò, i mestieri pratici più richiesti avranno a che fare con: falegnami, installatori di infissi, panettieri, sarti, cuochi, parrucchieri ed estetiste.

Diego Della Valle, il super imprenditore conosciuto in tutto il mondo, poche sere fa consigliava in tv: “In questo periodo è meglio essere un buon artigiano che un altro laureato in giurisprudenza”.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it

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